Questo articolo è nato tanto tempo fa ed è stato il mio primo blog post.
Continuo a conservarlo perché custodisce la mia storia e mi piace aggiornarlo quando ho raggiunto un nuovo obiettivo.
Adoro infatti pensare che il mio blog sia un vero e proprio diario che condivido con le splendide Anime che vi approdano. Una sorta di “libro delle esperienze” in cui condivido le tappe del mio percorso di crescita personale e spirituale.
Così facendo, spero innanzitutto di poter essere d’ispirazione ricordandoti che vivere una vita allineata alla chiamata della tua Anima è non solo possibile, ma si tratta di quanto di più meraviglioso a cui tu possa tendere.
Allo stesso tempo, ho anche la possibilità di entrare nel vivo del mio lavoro e condividere spunti e riflessioni sulla crescita personale, spirituale ed anche professionale.
Quindi…
- Se vuoi scoprire come ho contattato la missione della mia Anima…
- Se ti occupi di coaching, counseling o lavori nel campo delle discipline olistiche e desideri tessere un business con l’Anima…
…allora sei nel posto giusto!
Per cominciare ti consiglio di metterti comoda e di concederti qualche minuto di tranquillità.
Buona lettura!
Da dipendente a libera professionista: come ho cambiato vita.
Se non l’hai già scoperto navigando nel mio sito, sappi che ho un segreto da confessarti: sono laureata in ingegneria e ho una specializzazione in metallurgia.
Cosa ha a che fare il mio percorso di studi “convenzionali” con il mio attuale lavoro?
Apparentemente nulla… o forse tutto!
Ma procediamo per gradi.
Mi piacerebbe parlarti innanzitutto della mia scelta di diventare una libera professionista. Si tratta infatti di un passaggio fondamentale della mia vita che ha richiesto anni di riflessioni e di tormenti.
Partiamo dagli studi.
Ho individuato il mio percorso universitario seguendo un unico obiettivo: trovare lavoro al più presto.
E così è stato.
Dieci minuti prima di discutere la tesi del mio master in ingegneria metallurgica ricevetti una chiamata: venivo convocata per firmare il mio primo contratto di lavoro.
Ricordo che l’ansia da prestazione di quel momento si dissolse in lacrime di gioia, mentre comunicavo ai miei genitori la splendida notizia urlando a bassa voce.
Da quel momento ho lavorato come dipendente per diversi anni in svariati contesti aziendali.
Senza mai fermarmi. Tra un posto di lavoro e l’altro restavo in “ferie” al massimo per una settimana.
Ho sempre investito tutta me stessa in ciascuna giornata lavorativa, ma piano piano qualcosa dentro di me ha preso il sopravvento deteriorando la mia vita quotidiana.
Nervosismo apparentemente immotivato prima e malesseri fisici poi sono diventati i miei compagni d’avventura.
Il mio umore cambiava repentinamente nel corso di una stessa giornata.
Al mattino cercavo di ritardare sempre più il momento del risveglio, la colazione era una violenza contro lo stomaco chiuso e il tragitto verso il posto di lavoro pareva l’ultima passeggiata prima della sedia elettrica.
Per non parlare del suono della macchinetta per timbrare il cartellino: nell’esatto istante in cui udivo quel “beep”, qualcosa dentro di me si spezzava, giorno dopo giorno.
Il pranzo in mensa era l’evento più gioioso della mattina: da quel momento potevo infatti sentirmi più vicina al ritorno a casa, luogo in cui tentavo di scaricare lo stress con sport, lettura, musica e gatto.
In poco tempo sono cascata nella sindrome da “angoscia domenicale”.
Se da una parte l’arrivo del venerdì era vissuto come una manna dal cielo, dall’altra l’incombere della domenica pomeriggio decretava l’imminente condanna a morte.
Ed era incredibile come, nonostante non fossi mai stata una dormigliona, il mio corpo necessitasse di numerose ore di sonno per “prepararsi” ad andare a lavorare.
Da accanita ricercatrice della pace interiore, ho osservato questo mio modus operandi per un po’, fino ad arrivare a contattare la mia verità: ero semplicemente infelice.
Ho allora iniziato a voler conoscere con vero interesse Chiara, la me stessa evidentemente dimenticata e repressa per troppo tempo.
Ma da dove partire?
La prima dura prova da affrontare è stata quella di pormi delle semplici domande, a cui mi ero ripromessa di rispondere in modo sincero e senza giudicarmi duramente (cosa che, al tempo, tendevo puntualmente a fare):
Chi sono?
Cosa mi ha portato fin qui?
Perché non sono felice?
Quasi immediatamente ho compreso che il mio disagio emotivo cresceva sul terreno della frustrazione lavorativa.
In poche parole: non mi sentivo realizzata.
Chiarito il nocciolo del problema, non restava che trovarne la soluzione!
Il modo migliore per raggiungere il mio obiettivo si concretizzava nella risposta a un’altra cruciale domanda:
Cosa voglio fare nella vita?
Sai quanto ho impiegato a rispondere a questo quesito?
Quasi due anni.
Per alcuni può essere molto tempo, per altri poco.
Per Chiara è stato il tempo giusto.
La risposta non è arrivata un giorno all’improvviso, ma si è svelata lentamente.
Non ricordavo più quali fossero i miei desideri da bambina o le mie più profonde aspirazioni.
Avevo dimenticato il mio sogno nel cassetto. Anzi: avevo letteralmente interrotto il dialogo con il mio Maestro Interiore.
Inizialmente mi affidai ai ricordi di infanzia, cercando di scrivere la mia storia mentre ascoltavo le melodie del passato. Quando però mi resi contro di voler esplorare il mio universo interiore in modo meno logico e mentali, scelsi di affidarmi alla psicoterapia e all’ipnosi.
Dopo un intenso lavoro su me stessa, ho raggiunto il primo grande traguardo: ho compreso finalmente che tipo di vita avrei voluto vivere.
Desideravo vivere nella creatività e all’insegna della libertà.
Presto mi resi quindi conto che la vita da dipendente mi stava stretta.
Era tempo di dare una svolta alla mia esistenza diventando LIBERA (professionista).
Libera sì, ma soprattutto PROFESSIONE!
“Come si ritrova una ingegnere industriale a trattare di coaching per l’Anima ad approccio Immaginale?”
Quante volte mi è stata posta questa domanda!
Devo dire però che provo sempre un certo piacere nel riportare la risposta, che di base è sempre la stessa: si tratta di missione dell’Anima.
Ho capito che l’aver investito anni di studi e di sudore per diventare ingegnere non doveva essere una condanna, bensì una risorsa… anche nel momento in cui ho deciso di cambiare totalmente ambito lavorativo.
Il percorso da ingegnere mi ha infatti forgiata sotto diversi aspetti, non solo dal punto di vista intellettuale, ma anche caratteriale. Inoltre, mi ha dato la possibilità di toccare da vicino il mondo del lavoro aziendale, scoprendone dinamiche e sfumature visibili soltanto dall’interno (bagaglio esponenziale non da poco, dato che ad oggi sono imprenditrice di me stessa!).
Fatta la pace con la ragazza che tanto aveva studiato e sudato per ritrovarsi poi a fare tutt’altro, ho iniziato a cercare di capire in cosa mi sarei sentita veramente realizzata lavorativamente parlando.
Devo confessare che questa ricerca mi ha assorbita totalmente, perché ho profondamente compreso come avessi abbandonato nel tempo le mie naturali inclinazioni.
Così sono riemersi alla mente i primi concorsi di scrittura a cui avevo partecipato, le raccolte di poesie che avevo iniziato a scrivere sin da bambina o quel libro che avevo cominciato e mai finito.
Non solo.
È bastato, un giorno, guardare la mia biblioteca personale per ricordare la mia naturale inclinazione per la psicologia e il coaching.
Ecco perché tutti, amici e sconosciuti, dopo una chiacchierata con me concludevano dicendo “Avresti dovuto fare la psicologa o la coach”!
Solo a quel punto, unendo tutti i pezzettini del puzzle, mi sono resa conto che scrivevo e studiavo l’essere umano da una vita e che avrei continuato a farlo per sempre.
Semplicemente perché si trattava di qualcosa che amavo.
Dovevo però capire come trasformare le mie passioni in una professione.
Perché l’ingegneria mi ha anche insegnato che non si diventa professionisti dall’alba al tramonto. Anzi… un’affamata di sapere come me direbbe che non si diventa mai professionisti.
Si acquisisce tecnica ed esperienza, questo sì, ma c’è sempre da imparare, soprattutto nel campo della crescita personale e spirituale.
Riassumendo:
- Avevo compreso che la vita da dipendente mi stava stretta;
- Avevo ritrovato le mie vere passioni.
Non restava che CREARE la mia professione.
Creare il proprio lavoro? Si può!
“Voglio tessere la mia professione da zero.
Da dove incomincio?
Sono molto più vicina ai 30 che ai 20…Non sono ormai vecchia per reinventarmi?
Quanto tempo passerà prima di sentirmi pronta a ricominciare?
Quanto tempo mi ci vorrà per iniziare semplicemente a intascare un quattrino?“
Queste sono solo alcune delle domande che accompagnavano le mie giornate.
E non riuscivo a trovare mai le risposte. O meglio: mi dicevo tutto e il contrario di tutto.
Qualcosa, però, era cambiato.
Vivevo le frustrazioni lavorative all’interno dell’azienda per cui lavoravo con molta più leggerezza. Quasi come se avessi addosso un enorme filtro in grado di proteggermi dalle ansie con le quali ormai mi ero quasi abituata a convivere.
Quel filtro si chiamava: il mio progetto di vita.
Per mesi ho pensato a come veicolare le mie passioni nel lavoro.
Le mie serate erano dedicate alla ricerca di informazioni.
Leggevo libri.
Scovavo spunti su internet.
Mi confrontavo il più possibile con le persone intorno a me: amici, colleghi, professionisti. Chiunque o qualsiasi cosa poteva servirmi a trovare l’illuminazione.
Nel frattempo scrivevo.
Scrivevo sul mio quaderno dei pensieri. Ma scrivevo anche sul mio profilo Facebook.
In poco tempo ho scoperto una schiera di persone interessate al mio percorso, come se stessero tifando per me.
Era come se la mia sete di ricerca e di realizzazione avesse trascinato anche le più lontane amicizie digitali a spendere qualche momento per darmi coraggio e per “sapere come sarebbe andata a finire”.
Ma la cosa che mi riempiva il cuore più di ogni altra era il fatto che alcuni condividevano le mie stesse emozioni e mi leggevano per trarre spunti di riflessione.
Solo quando sono riuscita a estraniarmi e a vedere “da fuori” cosa stava realmente succedendo, ho capito che avevo scoperto il mio futuro lavoro: ero chiamata a usare la scrittura per comunicare con le persone.
Sembra quasi una storia alla “vissero felici e contenti”, non è vero?
Beh, in realtà qui finisce l’idillio!
Avevo capito cosa volevo fare da grande. Ma tra l’aver compreso questo fondamentale concetto e il sopravvivere grazie a una passione…ce ne passa!
Ho dovuto dunque richiamare in carica la me ingegnere per definire una strategia che mi permettesse di raggiungere il mio obiettivo.
Stavo giocando con il mio futuro. E questo mi rendeva immensamente felice!
Idea…strategia… AZIONE!
L’idea c’era: scrivere per le persone.
La strategia l’ho definita in poco tempo: avrei lavorato come dipendente per un po’ in modo da concedermi il tempo di sperimentare e trovare la strada giusta.
Azione: avrei concretizzato i desideri del mio essere con delle vere e proprie azioni ispirate.
Dall’Essere sono passata al Fare, quindi… ho semplicemente cominciato a scrivere.
Scrivevo ogni giorno sul mio profilo social, condividendo spunti di riflessione per i miei lettori.
Presto, però, ho capito che non mi sentivo a mio agio in questa veste.
Era bello dar sfogo alla mia penna, ma il mio vero obiettivo era quello di aiutare le persone con la mia scrittura.
Così ho ancora una volta contattato il mio sentire, il che mi ha permesso di riconoscere di essermi concentrata sull’idea sbagliata.
Scrivere “per” le persone non significava scrivere agli altri di me, bensì dare voce agli altri attraverso la mia scrittura. In breve: la prima fase di sperimentazione mi ha dato la possibilità di comprendere di volermi occupare di comunicazione.
Quando sono giunta a questa conclusione ho sentito una scintilla dentro di me: ero sulla strada giusta.
Se sei arrivata fin qui con la lettura di questo articolo, ti ringrazio.
Immagino però che tu voglia sapere come prosegue la storia…
Ho iniziato a scrivere per gli amici.
I primi sono stati una ragazza e un ragazzo che avevano uno studio di tatuaggi, con cui tutt’ora collaboro. Sono partita scrivendo qualche testo per pubblicizzarli, fino a che ho cominciato a curare l’immagine del loro studio.
Mi occupavo di comunicazione a 360 gradi. Ed era bellissimo.
Mi sentivo realizzata, creativa. Felice.
Lavoravo in azienda e poi, di sera, facevo ciò che davvero amavo.
Per un anno e mezzo è andata così. Ero stanchissima, ma piena di vita.
Finché un giorno ho deciso di assaporare per intero questa mia nuova vita.
Ho lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato per un sogno. Avevo messo da parte abbastanza soldi per permettermi di rischiare di essere davvero felice.
Non c’era più tempo infatti: dovevo decidere se saltare o meno. Ho bevuto un bicchierone di follia e ho optato per il tuffo nel vuoto.
Ed eccomi qui, a raccontarti come tutto è iniziato.
Ho lavorato per un anno e mezzo come Copywriter e Brand Strategist freelance sotto il nome di Logoritmica ed è stata un’esperienza davvero totalizzante.
Ho potuto far fiorire le mie passioni, aiutando i miei clienti a dar voce ai propri talenti. Inoltre ho scoperto i lati luminosi e oscuri della libera professione, imparando a gestire dinamiche che non avrei mai immaginato di affrontare prima.
Nel 2020 ho nuovamente messo in discussione il mio business, riuscendo finalmente a intrecciare tutti i miei talenti in un progetto che potesse rispecchiarmi in modo autentico.
Ho scelto di ricominciare nuovamente a studiare e ho aperto le porte ad un nuovo capitolo della mia vita. In un tempo in cui il mondo intero pareva ingoiato dal buio, ho scelto di accendere il mio fuoco interiore iscrivendomi a LUNA Scuola di Coaching per l’Anima.
E così ho lanciato il rebranding della mia attività, rinascendo come Chiara Corriga – Tessitrice di talenti.
Ad oggi posso dire di sentirmi davvero realizzata, anche perché ho trovato il modo di mettere al servizio delle magnifiche persone che mi contattano il grande lavoro di ricerca interiore che ho applicato in primis su me stessa.
Finalmente, infatti, sono riuscita a creare il business dei miei sogni: intreccio coaching per l’Anima e approccio immaginale per supportare Anime selvagge e ribelli nel ricontattare e manifestare la propria missione di vita.
Perché creare una vita che sia in allineamento con la nostra essenza è possibile, ma, soprattutto, è bellissimo!
Vuoi sapere, infine, se “mi sento arrivata“?
Ad oggi sento di vivere una vita autentica e che mi rispecchia, ma sono aperta a giocare questa partita in tutta la sua meraviglia.
Dunque non mi resta che fluire con la vita, certa del fatto che tutto ciò che accade, sta accadendo per me.
Se anche tu sei alla ricerca del tuo potenziale nascosto, ti consiglio di scaricare la mia risorsa gratuita La Mappa del Talento, un prezioso workbook di quasi 40 pagine in cui ti accompagnerò con pratiche di coaching per l’Anima ad approccio immaginale in questa tua splendida caccia al tesoro. Clicca qui per ottenere la tua Mappa!
[Pic by AVD Italy & Maxology Photo]
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