Leggendo il titolo di questo articolo starai probabilmente pensando che le troppe ore di lavoro mi abbiano fatto impazzire.
A dire il vero ci sono andata vicina (soprattutto all’inizio della mia carriera da freelance) ed è per questo che oggi ti parlo di una ricetta che nei primi mesi da libera professionista mi ha aiutata a tenere a bada la psicosi da lavoro h24.
Quali sono gli ingredienti necessari?
Libera professione e… pomodori!
Sto per presentarti uno strumento davvero utile ed efficace per imparare a gestire il tuo tempo: la tecnica del pomodoro.
- Se anche a te capita di vivere la libera professione come se fossi in apnea, perché il tempo non ti basta mai…
- Se ritieni di avere problemi nell’organizzazione del tuo tempo…
- Se sei curiosa di scoprire cosa abbiano in comune la libera professione e i pomodori…
… stai leggendo l’articolo giusto!
Innanzitutto ti consiglio di metterti comoda e di concederti qualche minuto di tranquillità.
Buona lettura!
Quando il sapore di libertà ha un retrogusto di schiavitù
Se non l’hai scoperto dal mio articolo di presentazione, sappi che in passato ho lavorato per diversi anni come dipendente.
Avendo maturato nel tempo un incalzante senso di frustrazione, ad un certo punto della mia carriera da dipendente ho deciso che la libera professione sarebbe stata l’unica via per sentirmi davvero viva e realizzata.
E così ho deciso di fare il famoso salto nel buio: ho lasciato tutto ciò che conoscevo per ripartire da zero. Dovevo ricominciare dall’inizio.
Una parte di me era eccitatissima all’idea di affrontare un’avventura tutta da scoprire, ma ti confesso che un’altra parte di me era terrorizzata.
Mi sentivo come se fossi tornata neonata e dovessi imparare nuovamente a camminare. Ero dunque consapevole che avrei assaporato un mondo nuovo, ma allo stesso tempo sapevo che sarei inciampata molte volte contro tutti quegli ostacoli a me sconosciuti.
Nonostante questo pout pourri di sensazioni in continua evoluzione, ero certa della mia scelta perché finalmente sarei stata libera di organizzare il tempo a modo mio.
Non avevo però considerato che questo sapore di libertà nascondeva in realtà un amaro retrogusto di schiavitù.
Una volta consegnate le dimissioni all’azienda per cui lavoravo, ho passato una settimana a dormire. Avevo decisamente bisogno di riprendermi da anni di frustrazione e dallo stress che la scelta del licenziamento mi aveva causato.
Tornata in forze, ho cominciato a organizzare la mia nuova vita.
Per prima cosa ho traslocato.
Ripartire da zero significava innanzitutto cambiare aria. Dopo anni di indipendenza, per un paio di mesi ho chiesto asilo ai miei amati genitori che mi hanno accolta e coccolata. Ed era proprio ciò di cui avevo bisogno, perché ero tornata nuovamente bambina e necessitavo di protezione.
In questo arco di tempo ho iniziato a capire come raccontare al mondo della mia esistenza. Ogni giorno leggevo, ascoltavo interviste, guardavo documentari… qualsiasi testimonianza era per me un supporto di vitale importanza. Le ore passavano senza che me accorgessi mentre costruivo la mia nuova corazza.
Ben presto mi sono sentita abbastanza forte da spiccare nuovamente il volo, così ho lasciato la casa dei miei genitori e sono tornata ad essere indipendente.
Se ti stai chiedendo se avessi una famiglia facoltosa alle spalle che mi consentisse di fare un po’ come mi pareva, ti rispondo subito: NO.
Ho lavorato tanto per mettere da parte dei risparmi che avrebbero dovuto sostenermi nei periodi di magra.
Questo è il motivo per cui ho ritardato per diverso tempo la scelta di optare per la libera professione.
È davvero incredibile come la libera professione faccia assumere al tempo un’altra dimensione.
Ricordo che la mia vita da dipendente mi consentiva di chiudere con il lavoro verso le 17, potendomi dedicare alle mie passioni.
Il giovedì pomeriggio profumava già di weekend!
Una volta diventata freelance, invece, ho iniziato a non tenere il conto del susseguirsi dei giorni della settimana. Ogni giorno era infatti un giorno per lavorare, creare, cercare clienti o intessere nuove relazioni.
Mi sentivo in colpa se ogni tanto dormivo fino alle 8 del mattino o se avevo voglia di andare a fare una passeggiata.
Ho quindi capito che stavo gettando le basi per costruire una nuova gabbia dorata e questa volta la mia prigione sarebbe stata la mia stessa casa.
Eh sì… perché in genere quando si comincia si lavora dal tavolo della cucina!
I ruoli di casalinga e di libera professionista si sono improvvisamente intrecciati in un mix mortale: stavo infatti conoscendo una nuova frustrante solitudine lavorativa.
Fino a quel momento ero convinta di essere un asso dell’organizzazione.
“Accipicchia, sono pur sempre ingegnere!” – pensavo – “Ho sempre organizzato tutto!”
Invece mi stavo confrontando con una nuova Chiara che, da brava perfezionista e stakanovista, aveva intrapreso un cammino all’insegna della libertà lasciandosi però inghiottire dall’ossessione “ogni attimo è buono per lavorare“.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere!
Ho iniziato a documentarmi sulle tecniche di gestione del tempo e mi sono imbattuta in un metodo davvero simpatico e utile: il metodo del pomodoro.
Continua a leggere per scoprire come funziona!
Un pomodoro per amico
Quella che sto per presentarti è una tecnica ideata da Francesco Cirillo. Questa volta mi sento proprio di dire “Italians do it better“!
Perché tecnica del pomodoro
Entriamo nel merito della faccenda, partendo dal nome di questo metodo: tecnica del pomodoro.
Immagino tu ti stia chiedendo cosa abbiano a che fare i pomodori con la gestione del tempo. Ebbene, qui entra in gioco la genialità made in Italy.
Pomodoro è il nome che in genere si da ai timer da cucina.
Hai presente quell’oggetto da cucina apparentemente inutile che in genere vinci alla pesca di beneficenza della sagra vicino casa tua? Ecco… sto parlando proprio di lui!
Vediamo ora come funziona questo simpatico metodo.
Come funziona
L’obiettivo di questa tecnica è quello di aiutarti a ritrovare la concentrazione necessaria a organizzare le tue attività in modo efficiente. Più si è focalizzate sul compito da svolgere, più sarà semplice portarlo a termine in un arco di tempo limitato e con ottimi risultati.
Ecco dunque come si sviluppa la tecnica del pomodoro:
- Innanzitutto allontanati da ogni fonte di distrazione.
Cellulari e social NON DEVONO ESISTERE! - Scegli un’attività da svolgere e armati di pomodoro!
Tranquilla… se il tuo timer non è a forma di pomodoro, il metodo funzionerà ugualmente. Qualora però dovessi usare il tuo cellulare come timer, mi raccomando di non imbrogliare sbirciando tra i messaggi o le notifiche social. - Imposta il tuo pomodoro su un lasso di tempo di 25 minuti.
Potrai scegliere intervalli di tempo differenti in base alla tua capacità di concentrazione. Ti consiglio di provare e testare la tempistica più adatta a te. - Concentrati e inizia ad affrontare la tua attività.
Non devi concludere l’attività in soli 25 minuti! L’importante è che tu possa dedicare al tuo lavoro la dovuta concentrazione. - Trascorsi i 25 minuti di lavoro, prenditi 5 minuti di pausa.
Bevi qualcosa, alzati per sgranchire le gambe e la schiena o prendi una boccata d’aria. Sarebbe meglio non cedere al fascino del cellulare, ma se proprio devi leggere quella mail… sei perdonata! - Terminata la pausa, imposta nuovamente il pomodoro su 25 minuti di lavoro.
Puoi riprendere l’attività precedentemente non terminata o focalizzarti su di un nuovo compito. - Ripeti il processo “25 minuti lavoro + 5 di pausa” fino a che non avrai esaurito 4 pomodori.
- Affrontati 4 pomodori, potrai finalmente concederti una pausa più lunga di 15 o 30 minuti prima di ricominciare con il ciclo.
Forse ti sembrerà un processo folle e tremendamente articolato, ma ti assicuro che funziona.
25 minuti possono sembrare tantissimi o pochissimi… dipende solo da te!
Fammi sapere se anche tu hai testato questo metodo e se ti sei trovata bene.
Al prossimo articolo!
[Pic by Vince Lee on Unsplash]
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